13 Mar UN GENIO IN AZIONE DUE: IL MONDO PSICOLOGICO
Kant (ancora lui!), nel suo “Saggio sulle malattie della mente”, sostiene un’idea sorprendente: il fatto cioè che nella mente siano presenti degli “a priori”, rappresentati da esperienze emotive vissute in tempi lontani, che, quasi fossero degli schemi mentali preesistenti, ci obbligano a vedere, di più, a creare, un mondo affettivo di relazioni interpersonali come se le cose fossero in un modo piuttosto che in un altro.
Mario sta guidando la sua automobile, e a un certo punto quasi investe un pedone. Potrebbe pensare: “guarda questo imbecille, quasi lo metto sotto”, e provare un’emozione di rabbia.
Carla sta guidando la sua automobile, e a un certo punto quasi investe un pedone. Potrebbe pensare: “non ne faccio una giusta, devo fare più attenzione”, e provare senso di colpa.
Provare rabbia informa Mario che deve difendersi e lottare contro un ostacolo. Il suo comportamento potrebbe portarlo a litigare, forse a picchiare quel mal capitato.
Provare senso di colpa informa Carla che il problema è lei. Il suo comportamento potrebbe farla tornare a casa, sentendosi un’incapace una volta di più.
Stessa identica situazione; ma due prospettive diametralmente differenti che creano, di fatto, realtà diametralmente differenti.
E’ quindi il nostro stato mentale ciò che dà senso e significato al mondo, in questo caso psicologico, nel quale siamo immersi; e che dà luogo, in ogni istante, a scenari di vita diversi per ciascuno di noi.
Parlando del mondo fisico avevamo visto che sono i cinque sensi lo strumento a nostra disposizione per entrare in contatto con esso.
Nel mondo psicologico invece, gli strumenti di cui disponiamo per conoscere e valutare le nostre relazioni interpersonali sono rappresentati, lo abbiamo visto nell’ esempio automobilistico, da quei pensieri e da quelle emozioni che spontaneamente si generano nella nostra mente ogni volta che entriamo in contatto con i nostri simili.
La cosa interessante da notare è che Mario è assolutamente convinto che quel pedone sia un imbecille, e che il suo comportamento non avrebbe potuto essere che quello da lui messo in atto. Carla invece, è assolutamente certa di essere lei in difetto, sentendosi probabilmente carente in tutte le occasioni che deve affrontare. Nessuno dei due è consapevole del fatto che sono loro stessi a creare una realtà che non ha nulla di obiettivo, perché basata su ciò che pensano e ciò che sentono in quel momento. Quell’episodio – come probabilmente tutta la loro vita – è vissuto in maniera automatica.
Lo scopo più importante della psicoterapia è quello di rendere consapevole il paziente del fatto che il mondo dei sentimenti, degli affetti, non ha nulla di oggettivo, perché tutto ciò che ruota intorno a noi non può che essere visto e valutato attraverso le lenti deformanti del nostro stato mentale. Diventare consci della grande illusione che noi stessi creiamo, rappresenta uno dei migliori strumenti terapeutici a nostra disposizione. Consci che la vita altro non è che una vera e propria allucinazione.
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