10 Mar UN GENIO IN AZIONE UNO: IL MONDO FISICO
Kant è stato probabilmente il primo a capire che il mondo, l’ambiente circostante nel quale ci troviamo, contrariamente a quanto si possa pensare, non rappresenta una realtà oggettiva uguale per tutti, perché siamo noi stessi, con i nostri strumenti conoscitivi, a costruire, a creare, tutto ciò che ci circonda.
La sua idea, pazzesca, è stata quella di spostare l’attenzione dalle cose che cerchiamo di conoscere a chi, quelle cose, vuole conoscerle e capirle: l’essere umano. In questo modo attua una rivoluzione a 360 gradi, perché pone l’uomo al centro di tutto, e si chiede quali siano le possibilità, le capacità, i mezzi a sua disposizione per entrare in contatto con tutto ciò che lo circonda.
Le nostre percezioni, le nostre sensazioni sono, innanzitutto, assolutamente inaffidabili.
Ad esempio: è la luce che trasporta le immagini degli oggetti. Per quanto elevata possa essere la sua velocità di propagazione, sarà comunque necessario del tempo prima che queste immagini giungano a destinazione. Nulla è ciò che appare in quell’istante. Così che osservare un cielo stellato ci farà erroneamente ritenere che tutte quelle stelle siano ancora lì, al loro posto, mentre in realtà molte di esse sono estinte già da tempo.
La questione sollevata da Kant è in questi termini: che relazione esiste tra gli strumenti che utilizziamo per conoscere qualcosa, e ciò che è oggetto della nostra attenzione? Che rapporto c’è tra l’individuo che qualcosa vuole sapere, e ciò che suscita il suo interesse? Le cose e le persone che abitano l’ambiente, l’universo nel quale noi stessi viviamo, possono davvero essere conosciute per quello che esse realmente sono, nella loro intima e vera struttura? In altre parole: siamo in grado di percepire la realtà esterna in maniera oggettiva?
Già gli Stoici avevano affermato che ogni conoscenza è “sensistica”, deve cioè passare attraverso i cinque sensi; e il loro modo di percepire le cose varia da individuo a individuo.
Per rimanere alla luce: sperimentare un colore piuttosto che un altro, dipende più dalla struttura del nostro sistema nervoso che non dalla lunghezza d’onda luminosa proveniente dall’oggetto che stiamo guardando. E poiché ogni sistema nervoso è diverso, ogni retina è diversa, devono certamente esistere tonalità dello stesso colore che vengono avvertite in maniera impercettibilmente diversa da ognuno di noi. Forse esistono tanti rossi, blu o verdi, quanti sono gli organismi viventi nel mondo!
Affermare che una cosa sia in un modo piuttosto che in un altro dipende esclusivamente da come io la posso conoscere, quella cosa. La realtà non rappresenta un concetto univoco uguale per tutti. E’ il comprendere questa inclusione dell’osservatore nel processo conoscitivo una delle scoperte più importanti della storia dell’umanità, perché cambia la nozione di realtà. Scompare così l’oggettività. La cosa in sé non può esistere in assoluto, e se esiste non è conoscibile. Il risultato del conoscere riflette più la struttura di chi conosce che non la realtà esterna: l’osservatore è sempre parte integrante di essa.
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