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I DUE ERRORI DI CARTESIO - Livio Della Seta
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I DUE ERRORI DI CARTESIO

I pensieri e le emozioni vanno sempre insieme, non possono esistere separatamente, perché il nostro cervello non può concepire nessun pensiero a proposito di una qualunque cosa, che non contenga anche un certo modo di sentire, di avvertire, di valutare, quella cosa.
Ecco, l’emozione è proprio questo: la valutazione più o meno conscia di un pensiero che ci passa per la testa, in vista del comportamento che dovremo mettere in atto.
Se scomponiamo la parola emozione nelle sue due componenti, e-mozione, capiamo che la decisione che prenderemo per agire in un modo piuttosto che in un altro è su base emotiva, non razionale. Ci illudiamo di essere logici e razionali, ma lo siamo assai poco.
Se le neuroscienze confermano le geniali intuizioni di Kant, dall’altra parte demoliscono il povero Cartesio.
Primo errore: Cogito ergo sum.
Con questa affermazione il filosofo francese voleva affermare che esistere equivale a pensare, ad essere razionali; come se il pensiero potesse avere una sua logica di per se, e che quindi dovesse rimanere separato, non inquinato dalla componente irrazionale rappresentata dalle emozioni. Cartesio era influenzato da duemila anni di filosofia greca, secondo la quale le emozioni erano delle “belve” che dovevano essere tenute a freno, perché in grado di distogliere l’uomo dalla ricerca della verità, e, anche, della moralità. La filosofia ha sempre confuso l’intelletto con un’emanazione divina.
Il secondo errore è sicuramente più grave, e ne stiamo ancora pagando le conseguenze.
Parlando di res cogitans, la cosa pensante, e res extensa, il corpo, egli proclamava un dualismo in realtà inesistente, quello della mente scissa dal corpo: da una parte un’entità eterea, sede del giudizio morale e del pensiero, priva di dimensioni, abitante di un non-luogo; e dall’altra un corpo fisico, deputato ad assolvere compiti meccanici.
La mente invece, non è scissa dal corpo. La mente è nel corpo. La mente è una manifestazione del funzionamento di quella parte del corpo che si chiama cervello. Ogni attività mentale – pensieri, emozioni, immagini, sentimenti – è un’attività cerebrale, quindi fisica, che può realizzarsi solo grazie al fatto che le cellule del sistema nervoso, i neuroni, entrano in contatto tra loro attraverso quei fitti collegamenti definiti reti neurali, così da consentire lo scambio di tutte quelle informazioni necessarie alla realizzazione di ogni aspetto della nostra vita mentale. E’ evidente quindi che non è possibile pensare un pensiero o provare un’emozione, se non sia prima avvenuto ciò che ne è, appunto, la causa; vale a dire un cambiamento nella struttura microscopica del cervello. Un cambiamento che non dipende da noi, perché non siamo in grado di controllare l’attività delle nostre reti neurali.
Non è vero quindi che esistono disturbi veri, reali, di pertinenza neurologica, e disturbi mentali, in qualche modo indefiniti perché non si sa dove localizzarli, di cui devono invece occuparsi gli psicologi. Non essere in grado di regolare le proprie emozioni è spesso considerato un problema non da curare, ma la manifestazione di un carattere debole, colpevole di non voler cambiare.
Un equivoco talmente radicato che continuiamo, sbagliando, ad usare il termine psicologia, di derivazione greca, che significa “discorso sull’anima”, quando invece le neuroscienze hanno ormai dimostrato che ciò che noi ancora chiamiamo “psichico” nasce in realtà dal corpo.

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